24 Set Apparecchi acustici invisibili: vanno bene per tutti?
Come affrontato nei precedenti articoli, i soggetti necessitanti del supporto di apparecchi acustici al fine di sopperire a capacità uditive ridotte hanno a propria disposizione una vasta gamma di soluzioni.
Tra i modelli di apparecchi presenti sul mercato, particolarmente richiesti per la loro estrema discrezione sono gli apparecchi acustici “invisibili”, protesi dalle dimensioni estremamente ridotte posizionate in zona peritimpanica, poste ovvero dopo la seconda ansa del condotto uditivo e in prossimità della membrana timpanica. Prima di procedere al loro acquisto è bene conoscerne caratteristiche e punti di debolezza.
Definizione e caratteristiche degli apparecchi acustici invisibili
Gli apparecchi acustici invisibili (IIC – Invisible In the Canal) fanno parte della famiglia degli apparecchi endoauricolari che, a differenza delle protesi retroauricolari, possiedono l’intera circuiteria all’interno di un guscio su misura posizionato all’interno del canale uditivo.
In particolare, il modello IIC risulta essere il più piccolo disponibile, estremamente discreto dal punto di vista estetico poiché non visibile dall’esterno. Altre tipologie di apparecchi acustici endoauricolari, infatti, nonostante una discreta apprezzabilità, restano comunque spesso parzialmente visibili agli occhi degli osservatori più attenti. Il guscio di questa particolare tipologia di apparecchi è invece indossato nell’ultima sezione del condotto uditivo, posizionamento possibile grazie a un sottilissimo filo che ne permette facilmente l’estrazione. Come per tutti gli apparecchi endoauricolari, la loro realizzazione è eseguita mediante realizzazione di un calco del condotto uditivo del paziente, al fine di adattarsi perfettamente alla singola conformazione anatomica.
Nonostante un’estetica accattivante, questo prodotto presenta purtroppo limiti legati alla compatibilità tra l’inserzione profonda e la conformazione del condotto uditivo: condotti uditivi eccessivamente stretti o condizioni patologiche, quali stenosi o esostosi, rendono estremamente ardua la loro applicazione.
Inoltre, l’accettazione di un corpo estraneo posto in assoluta profondità, ovvero dopo la seconda ansa, non è così immediata e riscontra diversi ostacoli atra cui quelli posti dal paziente nel timore di non riuscire a estrarre l’apparecchio una volta inserito. Vale la pena ricordare come la miniaturizzazione delle protesi endoauricolari abbia inoltre implicato una riduzione della dimensione di circuiti, microfoni, ricevitori e pile, con conseguente riduzione della potenza massima erogabile e della totale duratura delle pile.